Il bollettino

PARROCCHIA di LOZZO di CADORE (BL) – Numero unico: PASQUA 2024

VENITE SANCTI DEI, OCCURRITE ANGELI DOMINI…

Scommetto che Don Lorenzo Dell’Andrea per l’inizio del suo funerale celebrato in cattedrale a Belluno lunedì 11 marzo avrebbe preferito sentir intonare questo canto magari nel tono patriarchino come si sentiva in tutte le nostre parrocchie del Cadore fino a qualche decennio fa. L’ultima volta l’avevo sentito a Lorenzago nel 2000 in occasione del funerale di Don Sesto Da Pra. Forse qualcuno ha ancora la videoregistrazione forse opera di don Lorenzo che si offriva anche per questi servizi a maneggiare la telecamera per TeleBelluno, quella TV locale che aveva salvato dal fallimento e rilanciato qualche anno prima con una cordata di soci. E’ stata la mia preghiera per lui appena avuto notizia della sua scomparsa. Venite, Santi di Dio, accorrete angeli del Signore. Accogliete la sua anima e presentatela al trono dell’Altissimo. Ti accolga Cristo che ti ha chiamato e gli angeli ti conducano con Abramo in paradiso. Tante cose sono state dette e scritte su di lui in questi giorni, chissà quanto avrà sorriso scherzando con i suoi amici da dove si trova certamente adesso. Ogni persona è come una montagna, come il Pelmo, le Marmarole o l’Antelao: ognuno lo vede da un punto di osservazione diverso pensando di averlo capito meglio degli altri. Mi è stato riferito che, alla venerabile età di 93 anni compiuti, avrebbe voluto continuare la sua vita autonoma e indipendente senza entrare in una Casa di riposo. “Da dove abito mi porterete fuori solo in barella”. E nel testamento spirituale aveva chiesto al Signore, ispirandosi a S.Giovanni della Croce: «”Si fece buio. Ma fu un attimo”. Che anche per me quel ‘buio’ duri solo un ‘attimo’ e Dio mi accolga nella sua Luce…». È stato accontentato. In seguito a una caduta era stato portato all’ospedale di Belluno da dove volevano dimetterlo subito dopo le medicazioni. Il giorno dopo, portato alla Casa Kolbe di Pedavena, sempre lucido e presente, è mancato nella serata di mercoledì 6 marzo. Nemmeno una notte in Casa di riposo. Lo ricordo come insegnante di francese in ginnasio e di latino in liceo, severo ma mai umiliante, con tanti episodi anche umoristici che rendevano meno pesanti le ore di scuola. E anche se aveva solo trent’anni s’imponeva con autorevolezza. Poi tutte le sue iniziative, i suoi progetti in tanti campi. Ne ricordo alcuni: quando organizzava pellegrinaggi a Roma e a Lourdes con l’Unitalsi. Sempre presente, ma in disparte, curando la regia ma fidandosi delle persone chiamate a collaborare con lui. Poi quando ci spiegava l’origine della lingua ladina con le sue varianti tutte storiche e tutte nobili e degne di rispetto. Infine quando nel 1972, dopo la morte dell’Arcidiacono del Cadore, Mons. Angelo Fiori, i preti del Cadore riuniti nella canonica di Calalzo l’avevano indicato come suo degno successore. Verrebbe da dire come per il Cancelliere d’Inghilterra, S. Tommaso Moro: l’uomo per tutte le stagioni. Capitava così per tante emergenze quando si diceva o almeno si pensava: ‘qui ci vorrebbe Don Lorenzo’. Ricordo anche gli ultimi incontri quando ci salutava con un ‘Vecchio mio” scusandosi se non ci aveva riconosciuti subito a causa del suo deficit visivo e si complimentava per quanto si era realizzato nei nostri paesi e di cui era costantemente al corrente, sempre incoraggiante e positivo. Otto giorni dopo l’ha raggiunto un altro nostro prete, un po’ più giovane (aveva compiuto 78 anni pochi giorni prima) Don Giuliano Follin, ordinato nel 1970. Proprio nel giorno della sua morte è arrivato sul settimanale diocesano, l’Amico del popolo, l’ultimo suo articolo di pastorale liturgica, proprio sulla Sinfonia Pasquale, dove ogni attore nelle celebrazioni del Triduo, seguendo lo spartito, fa la sua parte come uno strumento musicale perché, assieme agli altri e in armonia con gli altri, faccia sgorgare un canto armonioso, solenne e intonato, proprio come una Sinfonia. Quante cose potremmo raccontare di lui, prima nei dodici anni passati insieme in seminario a Feltre e Belluno, e poi come preti. I pellegrinaggi a Lourdes con l’Unitalsi, le sue confidenze quasi ingenue quando doveva fare traslochi, l’orgoglio per il lavoro dei fratelli, il pellegrinaggio fatto in Terra Santa con lui come guida nel 1992, assieme a don Claudio suo Compagno di classe e di ordinazione e suo predecessore in parrocchia a Borgo Piave. Ti chiediamo perdono se non abbiamo sempre apprezzato il tuo impegno e compreso il tuo stato di salute. Anche tu, don Giuliano, sei stato accontentato: sei morto sulla breccia, al lavoro! Buona Pasqua a te e a tutti i tuoi cari e ai preti che ti hanno fatto crescere!

A tutti/e voi, Buona Pasqua di Risurrezione nel Signore e con il Signore Gesù!

il parroco, don Osvaldo