Don Pietro

DON PIETRO COSTANTINI

Don Pietro Costantini nacque il 10 gennaio 1909 a San Vito di Cadore da genitori di salda formazione religiosa. Frequentò con ottimo profitto le classi elementari.
Egli entrò in Seminario, dove, rivelò una distinta intelligenza e mostrò, soprattutto di possedere un cuore generoso, capace di comprendere e di amare. Studiò prima a Feltre e poi a Belluno, fino alla sacra Ordinazione, avvenuta il 5 luglio 1931. Don Pietro fu immediatamente inviato a Lozzo in veste di cooperatore del quasi ottantenne parroco don Vincenzo Da Rin.
Il 1931 fu uno dei peggiori anni del primo dopoguerra, il giovane sacerdote assunse il suo difficile compito, dividendo le fatiche tra le cure al Parroco malato e l’assistenza spirituale, e molto spesso anche materiale, alla popolazione sfiduciata.
Nel 1933, alla morte di don Vincenzo Da Rin, il paese intero con elezione diretta e voto unanime lo volle come suo successore.
Pur essendo portato per natura alla meditazione e alla preghiera più che alla vita, attiva, don Pietro tentò subito il restauro della chiesa parrocchiale, della filiale di san Rocco e del santuario della Madonna di Loreto.
Negli anni successivi fece adattare la decrepita casupola alla Manadoira a prima Casa di Riposo, in cui accogliere i più bisognosi del paese, successivamente la spostò prima a Valmaò e infine alle Astre.
Nuovo fervore impresse alla vita spirituale della parrocchia, inesauribile fu il suo zelo nella preparazione catechistica dei più piccoli, all’istruzione degli adulti dedicò una parte della sua attività con incontri serali e cicli di conferenze ed esemplare fu sempre la sua sollecitudine nell’esercizio dei sacri ministeri.
Non esitò mai a suggerire e favorire l’adeguata preparazione professionale dei giovani, la ricerca del lavoro in alternativa alle tradizionali ed improduttive occupazioni agricole, l’adesione a nuove forme di economia, il miglioramento dell’edilizia.
Avviò la scuola di cucito istituita per le ragazze. Istituì un cinema per un sano divertimento e si attivò per varare la Mostra delle Tradizioni e delle Arti Popolari, ritenendo che si poteva guardare al turismo come fonte di guadagno e mezzo idoneo a contenere l’emigrazione.
Giunse la guerra coi suoi pericoli e le sue privazioni, con le famiglie in ansia per i figli sui campi di battaglia, per gli internati e i deportati a tutti fu vicino. Per i combattenti pregò fervidamente e, ad esaudire le richieste delle mamme, scrisse i loro nomi nella vecchia parrocchiale, ai piedi del simulacro della Vergine del Rosario.
Da ricordare l’esodo dal paese dell’autunno 1944, per effetto delle rappresaglie minacciate dai tedeschi per l’aggressione, operata sul nostro territorio comunale, da un reparto di partigiani a un loro reparto. Per oltre dieci giorni la popolazione rimase sui monti con gli animali e poche masserizie in preda al panico e alle minacce avrebbe assai probabilmente fatto seguito l’incendio del paese, se a sua custodia e a implorare giusta clemenza non fosse rimasto don Pietro offrendosi personalmente a garanzia di disciplina della popolazione.
Fu in questa drammatica situazione che decise di implorare l’intercessione della Madonna e a prometterle la costruzione di una nuova chiesa corredata delle indispensabili opere parrocchiali se i pericoli fossero stati scongiurati. Il voto fu fatto alla Beata Vergine del Rosario il 10 ottobre 1944, ma tale grande progetto dovette attendere per le condizioni di disagio causate dalla guerra nella popolazione, si giunse così al 12 ottobre 1969 con la posa della prima pietra. Le difficoltà e gli ostacoli e le incomprensioni riuscirono a indebolire e a esaurire le sue forze, a minare la sua salute: morì il 17 giugno 1972, alle ore 11. Non aveva ancora 63 anni e stava per celebrare il quarantunesimo anniversario di sacerdozio: quarantun anni dedicati interamente alla parrocchia di Lozzo. La sua salma tumulata inizialmente in cimitero, e stata traslata, ultimati i lavori, nella nuova chiesa parrocchiale il 20 aprile 1975.