Esempi attuali

ESEMPI ATTUALI

Marco Gallo. Perché cercate fra i morti colui che è vivo?

Che cosa accade con la morte di un figlio? Che cosa accade quando ti rendi conto che l’ultima cosa che hai sentito dire a tuo fratello è «Ciao, Fra’. Ci vediamo!»?

Attorno a un tavolo, nella bella casa di Monza, la famiglia Gallo è riunita ancora una volta. Con un pezzo mancante, perché Marco è già partito, improvvisamente, a 17 anni, la mattina del 5 novembre 2011, quando è stato investito mentre si recava a scuola, a Carate.

La morte di un figlio può essere l’occasione per abbandonare la fede», racconta mamma Paola. «Avevo sempre avuto il terrore di una morte improvvisa. Non ero preparata… La morte di un figlio è come rimanere monchi, per sempre.

Nelle ore gravide di dolore dopo la notizia dell’incidente, Paola scopre una cosa sorprendente. Una scritta, sul muro della camera di Marco, accanto al crocefisso di San Damiano. Una scritta che la mattina precedente non c’era, vergata senza dubbio da Marco: «Perché cercate tra i morti Colui che è vivo?». «Il Mistero si è manifestato con quella scritta e con il fatto che noi non siamo impazziti. Se è possibile per noi, è possibile per tutti», continua Paola.

Dopo questo lutto, la vita è cambiata; ed è cambiata l’esperienza di fede. «Quella del tempo che lenisce il dolore è una menzogna che il mondo racconta per non pensare», commenta Francesca, sorella maggiore di Marco. «Però il tempo accompagna, fa riflettere. La morte di Marco rimane incompresa. Ma è un’esperienza di grazia. Prima aderivo alla fede come a un insieme di valori ma me ne sono resa conto solo dopo la morte di mio fratello come fosse il fondamento della vita. Ed è stato Marco a farmelo scoprire».

Lui, quel fratello curioso e appassionato che, continua Francesca, «ti faceva ogni giorno mille domande, che ti chiedeva: “Sei felice?”. Con l’incidente e la sua morte improvvisa la quotidianità è stata interrotta, ma da subito ho avuto la percezione che Dio era vicino. Gesù ha visto quanto ci aveva chiesto e ci ha fatto dono di sentirne la presenza. Avevamo due possibilità in quel momento: seguire la strada del mondo e sperare che con il tempo il dolore passasse, oppure seguire i segni che Marco ci aveva lasciato. Scoprendo ogni giorno come l’amore di Dio ti trasforma e ti cambia la vita».

ATTENTO VERSO TUTTI

Vivace, curioso, sportivo, cercava il senso di ogni cosa e cercava di vivere in ogni circostanza la fede.

Marco era un ragazzo vivace e dinamico, un vulcano di idee e di iniziative. «Aveva un’attenzione grande verso tutti», ricorda Veronica, sorella minore di Marco. «Quando ti parlava, in quel momento, ti faceva sentire unico. Stava con tutti e voleva comunicare a tutti, alle persone di qualsiasi età.»  

Questo adolescente, sportivo e attivo, aveva riflettuto profondamente sul senso della propria esistenza e la continua domanda sul perché impegnarsi ogni giorno era un segno chiaro di questo percorso. Un percorso di riflessione che aveva un aspetto pressoché sconosciuto ai familiari che hanno scoperto nel computer di Marco molti scritti, dai quali emerge la voglia di gustare ogni stilla della vita, ricercando una direzione, che vinca quel senso di vuoto nel quale molti ragazzi si perdono. «Il tempo è giusto per quello che è, perché ci è dato per incontrare il Mistero vivente nella realtà, Gesù», scriveva Marco.

«L’incontro con il dolore, con il dramma della morte di un figlio, “afferma papà Antonio” mette a nudo il nostro desiderio di senso. Si tocca con mano che, al di fuori di Dio, c’è il nulla. Nella notte della morte di Marco, abbiamo percepito che il Signore era presente e che non saremmo mai più stati soli. Marco ci ha lasciato molte cose e, in modo misterioso, ci ha dato questa indicazione: “Non dovete essere disperati, perché Gesù è risorto e anche io sono con lui”».

«Marco aveva un’agenda sulla quale scriveva moltissimo. Si capiva che in quel periodo viveva un travaglio», riprende la mamma. «A settembre 2010 arrivò in cucina e con un coltello tagliò i fogli dell’agenda dicendo: “Basta pensieri!”. Perché aveva compreso che non è dalle analisi che si arriva a qualche cosa. Capivamo che viveva con il Signore, facendo le solite cose».

UN RICORDO SEMPRE VIVO

I genitori, le sorelle, i familiari e gli amici di Marco, hanno voluto lasciare un segno che una “cosa dell’altro mondo” è accaduta. Dopo essersi ritrovati ogni mese, per un anno, a celebrare la Messa, hanno infatti deciso di organizzare un pellegrinaggio al santuario di Montallegro, sopra Rapallo, luogo di origine della famiglia. «Partiamo al mattino presto, a piedi. In un grande silenzio, pieno di preghiera, che termina con la Messa e un momento conviviale. Vivace, curioso, sportivo, cercava il senso di ogni cosa e cercava di vivere in ogni circostanza la fede.


Rimini. Sandra Sabattini, la fidanzata beata

Nata a Riccione il 19 agosto 1961, Sandra a 12 anni incontra don Oreste Benzi e la comunità “Papa Giovanni XXIII”; due anni dopo partecipa ad un soggiorno per adolescenti sulle Dolomiti con disabili gravi, dal quale ritorna con le idee chiare: «Ci siamo spezzati le ossa, ma quella è gente che io non abbandonerò mai».

Nel 1980 si iscrive alla facoltà di medicina all’Università di Bologna: uno dei suoi sogni è di essere medico missionario in Africa. Fidanzata con Guido Rossi dall’agosto 1979, anch’egli membro della Papa Giovanni, vivono insieme una relazione improntata ad un amore tenero e casto, alla luce della Parola. Dirà Sandra: «Oggi c’è un’inflazione di buoni cristiani, mentre il mondo ha bisogno di santi».

Sempre protesa verso una “scelta radicale” di vita, nell’estate del 1981 inizia la condivisione con i ragazzi tossicodipendenti nel centro di ascolto e accoglienza attraverso i colloqui, e all’interno delle comunità di recupero. Amante della corsa e del canto, brava a districarsi sui tasti del pianoforte (nonostante la mancanza della prima falange dell’anulare e dell’indice della mano sinistra), capace di instaurare relazioni, Sandra si assume tanti impegni, ma tutti vissuti nella chiarezza dell’unica scelta: «Signore… scelgo te e basta».

La presenza viva di Gesù è il fondamento della sua esistenza, dalla preghiera alla fraternità, dalla contemplazione alla condivisione con i poveri. Il 29 aprile 1984 Sandra viene investita da un’auto a Igea Marina, a Rimini nord, mentre si reca a un evento dell’associazione. Muore all’ospedale Bellaria di Bologna il 2 maggio.

«La figura di Sandra – fa notare Lambiasi – può essere segnalata come icona credibile e attraente della santità della porta accanto, compresa da papa Francesco come “la santità di quelli che vivono vicino a noi e sono un riflesso della presenza di Dio”». Per una siffatta santità, prosegue Lambiasi, «non occorrono esperienze eccezionali di impegno ascetico o di contemplazione mistica. A Sandra è bastata la trama di una vita ordinaria, tessuta di fede viva, sostenuta da una preghiera intensa e diffusa. Una vita spesa nel lieto e fedele compimento del proprio dovere, punteggiata da piccoli gesti di un amore teso all’estremo, in una appassionata amicizia con Cristo “povero e servo”, in un servizio generoso e infaticabile a favore dei poveri. Una volta incontrato Gesù personalmente, lei non ha più potuto fare a meno di amarlo, di puntare su di lui, di vivere per lui, nella Chiesa».

A Stefano Vitali fu riconosciuta la guarigione da un tumore grazie all’intercessione di Sandra a cui lui si era rivolto su suggerimento di don Oreste Benzi.

Articolo tratto da” Avvenire”